Spesso mi è stato chiesto, una volta rientrato a casa da questa esperienza, cosa mi fossi portato via da lì. E ancor più spesso mi son trovato non poco in difficoltà nel dover cercar di condensare tutto in 5-10 minuti di chiacchierata, anche davanti ad un aperitivo tra amici il sabato sera, che di tempo ne hai. Sono consapevole di essere sempre stato una persona tendenzialmente prolissa, ma vi posso assicurare che quei pochi minuti non potranno mai bastare per svuotare l’intero “sacco”. Viviamo oramai in una società che corre alla velocità della luce, nella quale non abbiamo più tempo per ascoltare tutti, anche quando ci sono persone che avrebbero tanto da raccontare. Vuoi per frenesia, vuoi perché abbiamo tanto a cui “star dietro”, vuoi perché non possiamo permetterci di star lì, fermi, a riflettere su quanto di buono abbiamo fatto della nostra vita fino ad ora e su quanto potremmo ancora fare in futuro, per migliorarci, per noi e per il mondo che abbiamo attorno. Quel mondo che pensiamo essere limitato al nostro “orticello”, ma che fluttua all’interno di un sistema ben più grande che, volendo o no, governa le nostre scelte, anche quelle del quotidiano e che spesso funziona all’esatto opposto.
Ho deciso di partire per rendermi conto di cosa significhi non avere nulla: una casa propria, una famiglia presente, un’identità nota. Lì, dove quell’orticello non ha avuto acqua fresca fin dall’inizio, dove i semi non sono stati piantati a dovere, ma forse gettati, talvolta calpestati e nonostante tutto sono comunque germogliati, contro ogni pronostico. La resilienza nello sguardo di certi bambini trasmette speranza, trasmette fame di vita, trasmette tutto ciò che per noi è scontato… ma che sotto sotto, se ci ragioniamo bene, scontato forse non è. Stare al campus di Care & Share Charitable Trust per quelle due settimane, cercando di portare quello che in 26 anni di vita ho imparato, è valso come altri 26 anni di esperienze, di ogni genere. Sono grato all’associazione Mummy&Daddy ODV per la possibilità che ha dato a me e ai miei fedeli compagni di viaggio. Consiglio questa esperienza a chiunque voglia toccare con mano il sentimento dell’empatia, mettendosi su un piano di parità sociale unico e vero, dove l’unica cosa che conta è l’amore che metti in ogni tuo gesto.
Dare amore genera amore al quadrato e l’amore è tutto, nella vita di ognuno di noi.
Gabriele